Stroppo, a metà della Valle Maira, è un agglomerato di borgate disseminate sul versante settentrionale che sale verso Elva e lo spartiacque con la Valle Varaita attraverso il Colle di Sampeyre.
Ogni borgata ha una caratteristica: Poco sopra Noufresio (886 m) ci sono i ruderi del forte costruito nel 1600 dalle truppe francesi del signore di Auric.
Borgata Pessa (909 m) è a picco sulla strada provinciale, che qui fa una lunga e stretta curva; dal parapetto esterno di questa, un viottolo scende verso il fiume Maira attraversandolo con un ponte in pietra a schiena d’asino.
Borgata Bassura (927 m) è la borgata più grande di Stroppo, ospitava cinque fiere all’anno e fino al 1950 contava nove osterie, negozi e botteghe. Tra le case spicca quella del rione Ruà, abbellita dalla facciata con fregi in pietra, da una bifora e un affresco raffigurante la Madonna del Cardellino datato 1486.
A poca distanza dalla Borgata Arneodi (1074 m), all’imbocco della mulattiera che conduce a Contà, a destra di un caratteristico ponte in pietra, sorge il mulino di Piri, vecchio di 200 anni. Adibito alla macinatura dei cereali fu poi adattato per l’attività di mascalcia, ossia del fabbro e della ferratura degli animali. Tutti gli attrezzi del maniscalco – magli, trapani e mole – erano azionati dalla forza dell’acqua che, incanalata in un bacino con caduta di alcuni metri, muoveva una poderosa ruota che favoriva il loro movimento. Il mulino è rimasto in funzione fino al 1982.
Borgata Paschero (1087 m) è il capoluogo di Stroppo, sede del municipio e della parrocchia, situato in posizione dominante su un poggio.
Attorno alla piazza si affacciano la chiesa, l’antico municipio, ora casa d’abitazione, e l’attuale. La chiesa parrocchiale, dedicata a San Giovanni Battista, è a tre navate e il nucleo primitivo risale a prima del Mille. Originariamente in stile gotico, è stata più volte ritoccata e in parte riedificata.
Borgata Giordana (1080 m) è ormai abbandonata e diroccate sull’antico sentiero che da Pessa saliva a Caudano.
Borgata Caudano (1129 m) è circondata da prati e da una faggeta ricca di porcini. Intorno alla piccola piazza con fontana si affacciano l’antico edificio medievale del “Lazzaretto” e la cappella di San Chiaffredo, con l’antica meridiana. Il Lazzaretto è formato dall’antico ospedale, da un porticato, dal forno e da una serie di edifici addossati uno all’altro.
Borgata Centenero (1222 m), quasi del tutto abbandonata, è sul sentiero dei Percorsi Occitani che la collega a Macra.
Borgata Ruata Valle (1370 m) è attraversata dal sentiero che la collega a San Peyre.
Borgata Morinesio (1459 m) ha notevoli testimonianze di architettura montana, con portali megalitici e colonne rotonde che sostengono le falde laterali sporgenti del tetto.
Borgata Cucchiales (1404 m) è divisa in due dalla strada che sale a Elva. Nella parte più bassa dell’abitato si trova la “Barmu del Diau”, (grotta del diavolo), ricca di stalattiti e stalagmiti.
In Borgata Contà (1412 m), sopra il capoluogo, si trova una casa costruita con la tecnica colombage: i muri laterali sono in muratura molto leggera, rinforzata da una ossatura verticale di puntoni di legno.
Borgata Ciamino (1339 m) sorse dopo il 1774, sulle macerie di Kaire, distrutta da una valanga, mentre il primo insediamento a San Martino (1431 m) è precedente al XVII secolo; qui fu ritrovato un bracciale in bronzo del IX-VIII a.C., ora esposto nel Museo Civico di Cuneo.
Borgata Vignale (1001 m) è sull’antica “Strada dei cannoni”, che metteva in comunicazione rapida le postazioni militari della Valle Varaita con quelle della Valle Stura, passando dal Colle di Sampeyre al Colle del Mulo risalendo dal vallone di Marmora.
La Chiesa di San Peyre
Salendo dal capoluogo Paschero verso le borgate alte, isolata su un poggio a 1223 e posta su un precipizio, si eleva l’antica chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Paolo e Pietro, ma detta di San Peyre, che cessò la sua funzione nel 1842.
La chiesa risale probabilmente al XIII secolo.
Il portale, costituito da grandi blocchi in pietra, è sormontato da un grosso arco a tutto sesto romanico; la data scolpitavi sopra, variamente letta come 1092, 1292, 1492, è molto discussa e ritenuta dai più un inserimento successivo e quindi non utile per definire l’epoca di fondazione.
L’interno è a tre navate, la centrale ha copertura a capriate, mentre le due laterali hanno volte a crociera costolonate. La navata centrale termina in due absidi di diverse altezza e ampiezza, nate quasi sicuramente come piccole cappelle aperte.
Nell’abside maggiore si trovano i dipinti risalenti alla seconda metà del XIV secolo, attribuiti a un anonimo pittore, il quale usa una certa sproporzione degli arti, l’espressione un po’ fissa dei volti e toni rossi e rosati per le vesti e i mantelli. Gli affreschi rappresentano, sulla parete di fondo al centro, una grande figura di Cristo in trono affiancato dai santi Pietro e Paolo, titolari della chiesa.
Sulle pareti laterali vi sono i dodici Apostoli, mentre sullo sfondo blu della volta sono raffigurati i simboli degli Evangelisti. Allo stesso maestro sono da attribuire il san Cristoforo posto al di sopra della cappelletta del campanile e il dipinto dell’arco trionfale raffigurante l’Annunciazione.
Nell’abside minore sono rappresentati la Natività, l’Annuncio ai pastori, l’Adorazione dei Magi e la Dormitio Virginis. Ispirate ai Vangeli apocrifi, le scene raffigurano il presepe, la Vergine sul letto di morte fra gli Apostoli in preghiera, gli angeli che trasportano in cielo il corpo di Maria e i Magi che si recano da Gesù con i doni. L’opera di notevole qualità è ascrivibile a un maestro che operò nei primi decenni del XV secolo.
Nella cappella alla base del campanile, un terzo pittore anonimo è l’autore della Madonna in trono con Bambino fra san Pietro e sant’Antonio; sull’intradosso compaiono da un lato san Bernardo d’Aosta e dall’altro santa Barbara e santa Caterina d’Alessandria.
Dello stesso artista è il san Giacomo scoperto vicino alla porta che immetteva nell’antico cimitero, nella navata di sinistra. Vicino al Maestro della Natività è l’autore di santa Maria Maddalena dipinta sul pilastro tra l’abside e l’absidiola.
Un quarto pittore, più modesto, è autore, nei primi anni del Cinquecento, del san Pietro e del riquadro con san Sebastiano, san Rocco e san Fabiano papa al fondo della navatella destra.
La zona del presbiterio è delimitata da una balaustra in legno, di fattura probabilmente secentesca.