Domenica 6 novembre 2022 – XXXII domenica del Tempo Ordinario – 2Mac 7, 1-2.9-14; Salmo 16; 2Ts 2, 16-3,5; Lc 20, 27-38
Nell’ora della persecuzione, che mette in pericolo l’appartenenza religiosa, s’affaccia nella fede d’Israele la luce della risurrezione. Tutto è possibile e “patibile” quando da Dio si ha la speranza di “essere di nuovo risuscitati”. Ma i sadducei, attaccati alle risorse di una vita ricca e agiata, la ridicolizzano e non credono.
Gesù invece la conferma, non come consolazione vaga per chi è nella tribolazione, bensì come garanzia della relazione dell’uomo con Dio, la quale, se è autentica, non può essere che eterna. Dio, infatti, non è il “Dio dei morti, ma dei viventi”.
Tutto ciò che entra nella logica pasquale del Cristo non può essere preda della morte, che può prendersi solo ed esclusivamente ciò che il nostro egoismo le ha consegnato. La “madre” di sette figli e la “moglie” di sette mariti sono l’immagine di una vita data e che non può essere preda della morte, ma già parte dell’eterna risurrezione.