Il motto di San Benedetto “Ora et Lege et Labora”, Prega e Studia e Lavora, paradigma – risalente al VI secolo – per un nuovo pensiero economico che senza demonizzare il profitto ri-colloca al centro l’uomo?

Natale Brescianini, benedettino camaldolese e coach aziendale, “allenatore spirituale” di imprenditori, dirigenti e lavoratori, non ha dubbi.

«Il motto benedettino sintetizza l’idea di essere umano: spirito, mente, corpo. Una totalità legata dalla parola più importante, et. Siamo persone complete solo se capaci di vivere tutte e tre le dimensioni. Se privilegio la spiritualità rischio di diventare devozionista o, peggio, fondamentalista. Se metto al primo posto lo studio cado nel razionalismo; e se vivo per il lavoro, il profitto diventa il mio unico scopo».

La via è la riscoperta dell’uomo, non più solo economicus, ma centro di ogni attività. Uomo che – come ha sottolineato l’economista Stefano Zamagni, uno dei padri dell’economia civile e dello sviluppo sostenibile in Italia – ha sviluppato una capacità calcolante incredibile, ma ha perso la capacità pensante.

Ancora Brescianini: «Il motto di Benedetto ha una sua interpretabilità laica. Spiritualità, Ora, significa essere in grado di farsi domande di senso, cioè di trovare una direzione, un significato; la domanda è più importante della risposta, un fondamentalista in un testo sacro trova la risposta, uno spiritualista la domanda: cosa devo fare e come?. Così il leader non trova tutte le risposte, ma tiene alta la capacità di un gruppo di porsi domande ed elaborare soluzioni. Lege, lo studio, è importante perché noi diventiamo le parole che leggiamo e ascoltiamo. Ecco allora la necessità della formazione permanente, interrogandosi sulle parole che usiamo. Se chiediamo a un venditore di “conquistare il mercato” trasmettiamo un pensiero di belligeranza: e così via».

Dopo cinquant’anni di pensiero economico dominato dal dogma della creazione di valore per gli azionisti, l’indubbia capacità del capitalismo di adattarsi sta imponendo nuove strade. Black Rock, la più grande società di investimento al mondo, 6mila miliardi di dollari di capitali investiti, ha chiesto alle aziende di aggiungere ai parametri di profittabilità altri indicatori: rispetto dei diritti dei lavoratori – diretti e dei fornitori – e dell’ambiente; impatto sociale dell’azienda. La risposta è stata immediata e 181 multinazionali hanno sottoscritto un documento per mettere al centro del proprio intraprendere, oltre agli azionisti, dipendenti, fornitori, clienti e habitat.

Una svolta? «Certo un mutamento di narrazione – commenta Bresciani –, che richiederà anni per affermarsi. E un impegno formativo costante. San Benedetto ricordava che gli attrezzi per il lavoro devono essere usati con la stessa cura che si riserva all’altare eucaristico. Il lavoro umano è la capacità di trasformare il pensiero in azione concreta, certi che una vita è piena se vissuta con gli altri e per gli altri. L’economia civile offre una possibilità per uscire dalle sacche di una crisi, partita molto prima del 2008, nata perché le aziende hanno dimenticato il loro ruolo sociale».

La soluzione sembra semplice, oggi come 1600 anni fa. «La spiritualità dona il senso, lo studio dona profondità, il lavoro dona concretezza!
Un pensiero che non diventa azione è sterile, ma un’azione senza pensiero è priva di senso» conclude il monaco-formatore Brescianini.

Mauro Fresco