Cambio di paradigma per transitare dall’economia politica all’economia civile; abbandono degli interventi assistenzialistici e paternalistici per investire sul futuro; Terzo Settore che deve superare il proprio complesso d’inferiorità.

Stefano Zamagni, professore di economia all’Università di Bologna e presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali

Stefano Zamagni, professore di economia all’Università di Bologna e presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali

Stefano Zamagni è professore di economia all’Università di Bologna, docente in numerosi master in Italia e all’estero, dal 2019 presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. La sua riflessione sull’Italia pre e post pandemia è severa, ma se imboccheremo con coraggio e decisione strade innovative i prossimi dieci anni potrebbero essere decisivi per risolvere molti dei problemi del nostro Paese.

«La crisi originata dalla pandemia si è sommata a una fase di declino della società iniziata vent’anni fa, aggravando lo stato di malessere. Le misure attuate sono state di puto contenimento, hanno spento l’incendio che minacciava la casa, ma non hanno posto basi per ricostruirla. Si privilegia l’assistenza e il paternalismo – nota con amarezza Zamagni – senza puntare a gettare nuove basi; tutti sperano nel recovery plan, il decreto che dovrà fissare gli obiettivi per il rilancio del Paese: personalmente nutro poche speranze».

I mali dell’Italia sono gli stessi da anni e tutti li elencano: investimenti ridotti, in particolare per ricerca, formazione e innovazione tecnologica; burocrazia asfissiante e eccesso di tassazione sul lavoro; procedimenti giudiziari troppo lenti; infrastrutture inadeguate. Il professor Zamagni ne segnala un altro: «Non utilizziamo i soggetti del Terzo Settore, anzi li emarginiamo e così perdiamo contributi di idee e di risorse. Anche durante l’emergenza Covid è stato così: dalla distribuzione delle mascherine alla gestione delle RSA, il coordinamento tra Enti pubblici e protagonisti del Terzo Settore è stato pessimo o non è stato; ma il burocrate non conosce i bisogni reali del territorio, chi ci opera tutti i giorni sì. Il principio di sussidiarietà (di iniziativa di cittadini e associazioni per lo svolgimento di attività di interesse generale, n.d.r.) introdotto nel 2001 nell’articolo 118 della Costituzione non è mai stato applicato. L’Ente pubblico e i burocrati non vogliono perdere potere, e gli enti del Terzo Settore soffrono di un complesso di inferiorità che non riescono a superare: E le cose non cambieranno nemmeno dopo la batosta pandemica».

Antonio Genovesi, Lezioni di Economia Civile

Antonio Genovesi, Lezioni di Economia Civile

La risposta potrebbe consistere nell’abbracciare con convinzione l’economia civile, teorizzata e strutturata nel 1765 da Antonio Genovesi, sacerdote, filosofo ed economista napoletano, che Zamagni ha riscoperto e rilanciato più di venticinque anni fa. «Per dieci anni i miei colleghi hanno sostenuto che mi sbagliassi, nessuno ha mai abbracciato lo studio e l’insegnamento dell’economia civile. Poi pian piano qualcosa ha cominciato a cambiare e oggi anche gli imprenditori la invocano, ma solo a Bologna è stato attivato un corso di laurea quinquennale in economia civile e i nostri laureati sono molto richiesti. Il Ministero dell’istruzione, dell’Università e della Ricerca dovrebbe incentivare la nascita di nuovi corsi in almeno altre 5 o 6 città – si infervora Zamagni – e in poco tempo si formerebbe il capitale umano per trasformare il sistema e garantire la transizione dall’economia politica a quella civile. Per pigrizia mentale e mancanza di libertà intellettuale rinunciamo alla prosperità inclusiva che l’economia civile renderebbe possibile, mettendo al centro il bene comune, rispettando le persone e il pianeta, in un equilibrio sostenibile. Altro che decrescita felice. Come i protagonisti del Terzo Settore, tutti gli italiani devono sconfiggere il proprio complesso di inferiorità e recuperare le radici di una geniale teoria nata a Napoli a fine Settecento».

Una speranza, per il professor Stefano Zamagni, verrà da Assisi tra il 19 e il 21 novembre con l’evento internazionale voluto dal Papa: «Sarà l’occasione per far capire al mondo che la strada da intraprendere con coraggio è quella dell’economia civile», perché l’economia di oggi e di domani sia più giusta, fraterna, sostenibile e con un nuovo protagonismo di chi oggi è escluso.

Mauro Fresco su La Voce e Il Tempo del 5 luglio 2020