Domenica 16 febbraio 2020 – VI Domenica del Tempo Ordinario – Sir 15, 16-21; Salmo 118; 1Cor 2, 6-10; Mt 5, 17-37
Coloro che sono chiamati a essere perfetti hanno la sapienza, ma non seguono la sapienza del mondo, bensì quella del Padre che è nei cieli. La perfezione non è l’essere esenti da fragilità, limiti, vulnerabilità, ma è l’aprirsi a una pienezza di sensibilità umana e spirituale. Per questo cammino di imitazione di Dio è necessario una sorta di disarmo mentale, senza il quale tutto può diventare pretestuoso, e persino ciò che ci sembra abbastanza buono può diventare un’arma a doppio taglio. Il primo passo è liberarci dal sospetto: “non pensate che io sia venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento”. Il secondo è quello che ci viene ricordato dal Siràcide: “a nessuno ha comandato di essere empio”. Paolo ci offre la chiave “della sapienza di Dio” che è nel mistero pasquale di Cristo. Siamo invitati ad andare sempre oltre, sempre più avanti nella capacità di amare, perché sempre più liberi da noi stessi.