Colori Vivi brucia le tappe e presenta la prima collezione donna in anticipo di sei mesi rispetto all’obiettivo fissato lo scorso marzo: due cappotti, due giacche, tre gonne, due pantaloni, una t-shirt e un top, due abiti e gli accessori. Tre giorni di show-room a inizio novembre nella sartoria sociale di corso Marconi 9 a Torino a coronamento di un lavoro frenetico, ma certosino nella ricerca di qualità.
«L’open day è stato il primo passo per farci conoscere, ne seguiranno altri due il 14, 21 e 22 dicembre – racconta, con l’orgoglio che maschera la fatica, Barbara Spezini, anima del progetto Colori Vivi – desideriamo che i nostri abiti, disegnati da Daniela Sellone, vengano acquistati non solo perché sono belli, ma perché capaci di suscitare identità in chi li indossa».
Tutti i capi hanno linee essenziali, contemporanee, e una vestibilità che asseconda il corpo senza fasciarlo e senza infagottarlo. La palette dei colori, prevalentemente scuri, non perde di vista l’attualità: giallo senape, bordeaux e un animalier molto raffinato, da abbinare al total black. In atelier si provano i capi e si scelgono modello preferito e tessuto più adatto per confezionarlo, con la consulenza gentile ed esperta delle sarte.
Donne titolari di protezione internazionale trovano nel laboratorio sartoriale e creativo di Colori Vivi formazione professionale e occupazione. «Abbiamo assunto tre donne con un contratto part-time di sei ore perché possano seguire i figli – ricorda Spezini – ed entro la fine dell’anno avvieremo altri quattro tirocini formativi per un percorso educativo ed esperienziale».
Un investimento che richiede tempo, ma indispensabile per chi crede che al centro di un progetto di imprenditoria sociale debbano essere le persone e l’attenzione al bene comune: che si esplicita nella scelta delle materie prime. Tutte i tessuti utilizzati da Colori Vivi sono di filiera controllata o – è il caso delle pezze o delle pelli donate da grandi griffe della moda internazionale – materiali che, diversamente, sarebbero destinati al macero.
Ogni giorno nell’atelier di Colori Vivi donne italiane, congolesi, nigeriane, somale lavorano gomito a gomito per confezionare capi realizzati con metodi e tecniche artigianali ma, allo stesso tempo, con una forte impronta innovativa, frutto di una ricerca artistica e stilistica d’avanguardia.
Il sostegno della Kering Foundation, emanazione del gruppo francese del lusso che detiene grandi marchi della moda, della Fondazione Operti, della Compagnia di San Paolo e della cooperativa Articolo 10 Onlus che ha dato vita a Colori Vivi sono ancora fondamentali, così come la formazione gratuita in marketing garantita dalla italianissima docente dell’università di Nizza e dalle due sarte che spendono giornate a tramandare l’arte del cucito alle donne rifugiate.
La meta finale di Colori Vivi è però quella di trasformarsi entro febbraio «in impresa sociale – annuncia Barbara Spezini –, vogliamo dimostrare che possiamo camminare con le nostre gambe». Avendo visto la bellezza degli abiti, la qualità delle stoffe, la serena determinazione delle donne che lavorano non ci sono dubbi che la meta sarà raggiunta.
Mauro Fresco su La Voce e Il Tempo, 1° dicembre 2019